
In occasione del 74° Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurochirurgia tenutosi a Brescia nei giorni scorsi, il dottor Silvio Domenico Bellocchi, direttore della Neurochirurgia del Sant’Anna, ha presentato una comunicazione scientifica dal titolo “Metastasi vertebrali da glioblastoma: caso clinico e approccio terapeutico”. Si tratta del raro caso di un tumore primitivo cerebrale con metastasi a livello scheletrico, in cui vengono analizzate le più recenti modalità di trattamento eseguite in collaborazione con la Radiologia Interventistica, la Radioterapia e l’Oncologia di Asst Lariana.
Il glioblastoma (GBM) è il tumore primario più comune e maligno del sistema nervoso centrale, con un’incidenza globale di 2-3 casi ogni 100.000 persone. Nonostante l’alta invasività intracranica, le metastasi extracraniche (ECM) sono considerate eventi rari, con una frequenza che va dallo 0,4% al 2% nei casi di GBM. Tuttavia, negli ultimi anni è stato documentato un aumento dell’incidenza di ECM, soprattutto in relazione al prolungamento della sopravvivenza dei pazienti.
Insieme alla specializzanda, dottoressa Francesca Locoselli, il dottor Bellocchi ha presentato il caso clinico di un paziente sottoposto a intervento di resezione di lesione tumorale cerebrale mediante tecnica “asleep-awake-asleep”. L’esame istopatologico ha poi confermato la diagnosi di GBM. Dopo circa due anni, il paziente ha manifestato recidiva intracranica trattata con chemioterapia, e successiva comparsa di lombalgia irradiata agli arti inferiori. La risonanza magnetica spinale ha evidenziato una lesione vertebrale di natura metastatica della lesione da GBM.
“Abbiamo quindi optato per un trattamento combinato. – spiega lo specialista – In particolare, è stata eseguita una crioablazione percutanea della nota lesione, seguita dal posizionamento di viti transpeduncolari fenestrate con iniezione di cemento, per garantire stabilità vertebrale e successiva RT”. “Le metastasi vertebrali da GBM, sebbene rare, rappresentano una complicanza significativa in pazienti con lunga sopravvivenza. – prosegue Bellocchi – La localizzazione vertebrale, in particolare, può esordire con sintomi radicolari o deficit neurologici”.
Il caso clinico presentato sottolinea l’importanza di considerare la metastatizzazione extracranica nei pazienti con sintomi atipici. Un approccio terapeutico multidisciplinare può garantire un controllo locale efficace e migliorare sensibilmente la qualità di vita.
“Le metastasi vertebrali da GBM devono essere considerate nel sospetto diagnostico – conclude – in presenza di dolore rachideo o deficit neurologici. Un approccio terapeutico multidisciplinare può garantire un efficace controllo locale e un significativo miglioramento della qualità della vita anche in pazienti con prognosi limitata”.Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio i meccanismi di diffusione extracranica e sviluppare protocolli di gestione standardizzati per questa condizione. In conclusione, nel paper presentato, il dottor Bellocchi con la dottoressa Locoselli auspicano l’introduzione di protocolli di screening precoce nei pazienti a lunga sopravvivenza per l’identificazione tempestiva di localizzazioni secondarie spinali.