Como, Sant'Anna all'avanguardia nella ricostruzione del cranio in 3D

Quindici anni di attività, esperti a confronto nell'ospedale comasco

L'ospedale comasco

L'ospedale comasco

San Fermo della Battaglia (Como), 15 dicembre 2015 – E' stata presentata questa mattina all'ospedale Sant'Anna la ricostruzione ossea del cranio tridimensionale, «su misura« e realizzata con protesi in materiali biocompatibili. In occasione del bilancio di quindici anni di attività in questo settore, gli specialisti del presidio comasco hanno ripercorso le tappe che hanno caratterizzato l'evoluzione di una tecnica che prevede un approccio multidisciplinare e che oggi può cambiare in maniera significativa la vita dei pazienti che hanno subito, ad esempio, gravi traumi alla testa o interventi neurochirurgici per l'asportazione di tumori cerebrali.

A illustrare i progressi in questo ambito sono intervenuti Paolo Ronchi, primario della Chirurgia Maxillo-facciale insieme al chirurgo maxillo-facciale Andrea Di Francesco, il primario della Neurochirurgia Silvio Bellocchi, il primario della Chirurgia Plastica Leonardo Sartore insieme al collega Marco Sanna, il primario delle Malattie Infettive Domenico Santoro alla presenza del direttore generale Marco Onofri e del direttore sanitario Giuseppe Brazzoli. Il cranio, infatti, ricopre una funzione molto importante: proteggere il cervello.

Quando si rompe la teca cranica o la si deve rimuovere a seguito di un'operazione, il danno va riparato con la cranioplastica. Le cause possono essere eventi traumatici, patologie neoplastiche, infezioni o riassorbimenti ossei a seguito di riposizionamento di osso autologo, cioè prelevato dal paziente. Si tratta di un intervento ad alta tecnologia finalizzato alla riparazione di un difetto strutturale o morfologico del cranio che viene eseguito anche nel presidio di via Ravona da un' equipe formata da chirurghi maxillo-facciali, neurochirurghi, chirurghi plastici e che necessita di una stretta collaborazione anche con gli specialisti in Malattie Infettive per preparare adeguatamente il paziente all'impianto protesico, prevenire infezioni e il rigetto. «In passato - ha spiegato Andrea Di Francesco, chirurgo maxillo-facciale - i pazienti affetti da lesioni traumatiche estese o sottoposte a interventi neurochirurgici complessi erano persone allettate, non deambulanti, in alcuni casi neurolesi o in coma.